Ricomincio da ago e filo
Non è sempre facile poter ricominciare, soprattutto quando si è perduto il lavoro su cui erano state riposte le proprie aspirazioni. Ma la moda, come in questo caso, viene in soccorso e diventa un trampolino per nuovi percorsi professionali. Sedici aspiranti stilisti solcheranno per la prima volta la passerella dell’Alta Moda. La particolarità che li accomuna, è quella di aver potuto aderire al bando promosso dalla Regione Lazio per partecipare gratuitamente al corso di un anno all’interno del progetto Mestieri cofinanziato dalla Comunità Europea, rivolto a tutti coloro che avevano perso il lavoro, che non lo avevano ancora trovato, o per avere una chance in più, ottenendo così la frequentazione ai corsi di moda dell’Accademia Maria Maiani di Roma. Dopo un test attitudinale, architetti, avvocati, giornalisti, fotografi, storici dell’arte, studenti di accademie di moda, non solo italiani ma anche stranieri residenti in Italia, hanno intrapreso con nuova passione lo studio di tessuti e filati, della modellistica, del design, della sartoria, del taglio, dell’inglese tecnico e del marketing per poter avere una nuova opportunità. E il debutto per chi ha avuto il coraggio e l’inventiva per ricominciare è oggi il più ambito, quello della passerella dell’Alta Moda.
“Non solo lo studio della modellistica e della sartoria –afferma Maria Maiani direttrice dell’Accademia-, ma anche la possibilità di poter essere stati inseriti per due mesi direttamente nelle aziende per esperienze di lavoro concrete e formative”.
Sfileranno gli abiti di Aleksandra Filipovic, storica d’arte, ricercatrice presso le Università di Roma e Belgrado, ispirati ad una fiaba serba medioevale e al portale di un monastero del XII° secolo con tessuti di tappezzeria solcati da tagli e intarsi. Si potranno ammirare quelli dedicati al ghiaccio e all’aurora boreale giocati sulle gradazioni dei verdi dell’architetto Maria Lucia Colletti che decora con gioielli di ispirazione lappone stampati in 3D, del peruviano Omar Torres Castillo diplomato all’accademia di moda con i suoi outfit giocati tra georgette, pizzo e passamanerie ricamate.
La scenografa Olimpia De Angelis sceglie ispirazioni di epoca vittoriana e stile impero per giochi di trasparenze, l’avvocato cinese Lei Jiao presenta donne albero di tulle e organza avvolte da radici e rami, la romana Sabrina Moccia affida agli animali mitologici la sua ispirazione fatta di armature effetto specchio, pellicce ecologiche e piume.
Florin Stelian Svarz, rumeno trentaquattrenne ex garagista, predilige abiti lunghi, tagli verticali, tessuti metallici o lavorati a scaglie di pelle di drago, Martina Carlino, studi di moda, vola nel mondo delle favole e delle streghe cattive con corpetti di pelle e grandi gonne di tulle nero, viola e blu, abiti ingabbiate in strutture di stecche. Lavinia Teodora Corlan, ventisettenne giornalista rumena, propone la decadenza dei vecchi giardini d’inverno abbandonati per abiti camicia ricoperti da polverosi tranci di edere e fogliame. Carlo Farina, sarto ciociaro, ma anche pittore, presenta due abiti in antitesi tra loro, uno dedicato al falco e l’altro al cigno. La fotografa romana Alessandra Russo, contrappone l’inverno alla primavera, il chiaro allo scuro per abiti dalle linee fluide e dal sapore liberty, lavorate da organze e georgette. Carolina Serafini ventiquattrenne di Amatrice dedica i due abiti alla sua città, con linee scomposte e ricomposte, tonalità di grigi sfumati, tessuti lacerati a ricordare la distruzione del sisma impressa nelle lavorazioni. Isa Giovannozzi si rivolge al mondo delle fiabe per impalpabili abitini di organza a balze giocati sulle tonalità pastello del rosa, giallo e celeste. Silvia Giusti sarta venticinquenne di Colleferro propone ispirazioni barocche e rococò, oro e capitelli corinzi, pantalone di raso con bolero a punto smog, grandi volumi, romantiche sciarpe di chiffon sfumato.
Anna Rose Yadao porta in scena le atmosfere del lago dei cigni: tessuti pesanti dai toni cupi in contrasto a quelli leggeri e candidi con un unico dettaglio che li accomuna, quello delle piume dai colori cangianti che sfumano fino al bianco. Pamela Rossi scenografa, stilista, disegnatrice di gioielli, presenta abiti dai colori delle cortecce e della neve. Interamente ricamati a mano offrono nuovi spunti per texture dagli insoliti accostamenti tra lane, tessuti, metalli e pelle.
Tutti abiti che hanno un pregio al di là dello stile e della sartorialità, quello di rappresentare la forza e la volontà di poter sempre reinventare nuovi percorsi lavorativi.
Li accomuna la possibilità, dopo un test attitudinale, di accedere a un percorso formativo di ideazione, progettazione, realizzazione e commercializzazione.
Il tema prescelto è quello del legame: cordoni, stringhe, lacci, fili. Tutto quello che unisce, diviene raffinato elemento di couture, come i dettagli di spille animalier stilizzate, di piccole cappe asimmetriche di tessuti a contrasto. Anche abiti premaman, ma d’Haute Couture, sulla passerella dell’Accademia Maiani per una sfilata dedicata alla vita. Modelli dal taglio impero decorati con zip nere, hanno un cordone d’argento che esce dall’ombelico della donna avvolgendole più volte intorno al corpo. Completa una giacchina corta optical e una cappa con cappuccio in tessuto spinato. Un’idea femminile di eleganza enfatizzata proprio dalla rotondità delle forme.
Maschile e femminile si confondono: la gonna pantalone gessata blu scuro ha un gilet che si trasforma in corpetto, i pantaloni sono a short su una gamba, lunghi sull’altra. La stringa gira più volte intorno alla vita marcandone il punto, per divenire poi strascico.
I cappotti dai tagli asimmetrici utilizzano il tessuto della tappezzeria e hanno effetto bustier con larghe fasce di gros grain intrecciate tra loro. Tutto avvolge e cinge con fluidità. I tessuti di tweed sono lavorati da nervature ottenute da tante piccole pieghettature, i corpetti hanno nastri che decorano le braccia, i copri spalla sono sfrangiati, le bretelle terminano dentro grandi tasche.
Le scamiciate dai disegni geometrici, avvolte da un velo di organza, hanno maniche asimmetriche e utilizzano la corda come accessorio dominante che si trasforma in DNA. La foglia di Gigko Biloba di albero fossile, diviene il curioso motivo ispiratore per capi in neoprene.
Il soprabito rosso, foderato in tessuto fantasia con applicazioni a contrasto color malva su maniche e revers, è stretto in vita da un’alta cintura bicolore dentro passanti con motivo a ventaglio.
Gli abiti color antracite dal profondo scollo, giocano con lavorazioni in organza doppiata e ricami di paillettes, i tubini in maglina color malva con piccoli cordini decorativi.
I tentacoli delle meduse ispirano abiti di tulle lavorati a piccole balse dal colore giallo fluo contrapposti al verde scuro e al viola.
L’albero come simbolo di vita, diviene occasione per vesti di garza marrone, per corpetti con rose a rilievo. Purezza e trasparenza esaltate da leggeri tulle ed organze floreali a rilievo.
La geometria disegna su tessuti con applicazioni di figure mandala, legate tra loro da stringhe e zip giganti, la fantasia su abiti dalle linee morbide e fluide, su mantelle asimmetriche, che caratterizzano una collezione varia e volubile con i suoi gioielli animaliers stilizzati. Come l’abito abbraccio con due maniche annodate tra loro sul davanti, il cappotto nero lavorato con fili di lana sfilacciata, il giubbotto di salvataggio che la moda trasforma in un sofisticato capospalla stringato da indossare su una tuta rivisitata in chiave moderna. Ancora nodi a coprire vuoti geometrici che rappresentano il fortissimo ed imprescindibile legame del lavoro con la vita.